“È innegabile il contributo che le comunità religiose apportano alla società. Sono numerose le istituzioni caritative e culturali che attestano il ruolo costruttivo dei credenti per la vita sociale”.
Dal punto 6, pag. 14 del MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI per la
celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 1° gennaio 2011
(Libreria Editrice vaticana)
“Scopo della Confraternita è l’esercizio volontario, per amore di Dio e del Prossimo, delle opere di Misericordia, corporali e spirituali, del pronto soccorso e dell’intervento nelle pubbliche calamità, sia in sede locale che nazionale ed internazionale, anche in collaborazione con ogni pubblico potere nonché con le iniziative promosse dalla confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia. La confraternita potrà promuovere ed esercitare tutte quelle opere di umana e cristiana carità suggerita dalle circostanze e rendersene partecipe impegnandosi cosi a contribuire all’analisi ed alla rimozione dei processi e delle cause di emarginazione e di abbandono dei sofferenti, attuando nei propri settori di intervento opera di promozione dei diritti primari alla vita, alla salute, alla dignità umana, nell’ambito di un nuovo progetto di crescita civile della società a misura d’uomo.”
Dall’articolo – 4 - dell’Atto Costitutivo e Statuto
della Misericordia di Castel Bolognese
Premessa
Questo studio ha come oggetto le modalità di comportamento religioso modellate e strutturate attraverso progetti collettivi e la loro verifica storica; si è preso in esame il processo di istituzionalizzazione di un’esperienza religiosa. Esame che ha inglobato a sua volta, sia l’emergere di una specifica organizzazione religiosa, sia del quadro normativo di credenze, relazioni umane, riti e modelli via via determinatisi.
Le grandi agenzie di socializzazione religiosa, nella casistica scientifica, si possono sostanzialmente ricondurre a tre categorie: la famiglia, la scuola e le organizzazioni religiose specifiche, pur notando che l’incidenza delle singole istituzioni è variabile nel tempo e nelle diverse situazioni sociali globali. Le considerazioni che seguono sono riferite alla “Confraternita della Misericordia”, partendo dalla realtà operante a Castel Bolognese, considerandola una agenzia di socializzazione, e conseguentemente, una organizzazione a specifico orientamento religioso. Sono altresì riportate cenni sulla funzione delle Confraternite nel loro contesto socio-culturale alla luce della ricostruzione storica; il tutto al fne di individuarne, oggi e nell’immediato futuro, le possibili funzioni sia di carattere religioso che di carattere sociale.
Gli orientamenti metodologici
Lo studio delle realtà Confraternali in campo sociologico, si incentra sempre più su gruppi specifici dotati di rituali o pratiche comportamentali dettate da norme e precetti. Oggi assistiamo ad una rivalutazione delle organizzazioni tipicamente religiose le quali hanno il compito di svolgere un ruolo di formazione e socializzazione in una società sempre più secolarizzata.
Le crescenti contraddizioni che emergono dalla crisi della famiglia e dal contesto sociale di riferimento, hanno portato, in epoche diverse, ad una valutazione positiva delle organizzazioni tipicamente religiose. Il “caso” in oggetto, quello cioè della Confraternita della Misericordia, è stato scelto sia per conoscenza diretta sia perché ritengo che tale organizzazione sia, a differenza di altre, al riparo da tentazioni dovute a molteplicità di scopi e ad interessi non consoni a tale tipologia di organizzazione. Con la formula “organizzazioni religiose”, e quindi della Confraternita della Misericordia, si intende designare una formula organizzativa con una sua problematica e un suo stile in rapporto alla socializzazione religiosa. Vediamo ora alcune caratteristiche generali che riguardano questa dinamica:
- L’organizzazione generalmente interagisce con le altre agenzie di socializzazione.
- La complementarietà si esprime sia a livello di specificazione dei
compiti sia che a livello di aree o settori di intervento.
- Le organizzazioni religiose, proprio per le loro finalità tipicamente religiose, non si possono però limitare a compiere un’azione di trasmissione della cultura religiosa.
- Di converso esse si assumono necessariamente i compiti di iniziazione religiosa, cioè stimolano le opzioni che trasformano costume e tradizione sociale in valori religiosi attraverso una libera scelta. Più precisamente, le organizzazioni religiose si distinguono perché sono in grado di esprimere meglio di altre anche un impegno di educazione religiosa programmato e intenzionale.
Il campo di ricerca
Il fatto religioso nelle Confraternite della Misericordia non è riassumibile esclusivamente a precetti o ad astrazioni; esso comprende gesti rituali, liturgie, organizzazioni, comunità. Il fattore, la finalità sociale, ne è parte imprescindibile: esso si esprime nel rito, nella festa. In queste manifestazioni l’unità di simbolo e di azione sociale si trasforma in una caratteristica essenzialmente comunitaria della religione, in virtù della quale l’individuo prende coscienza della propria appartenenza.
I) Le confraternite come luogo di affermazione e costruzione di identità religiosa, sociale e culturale.
Le confraternite in quanto istituzioni religiose, sociali, culturali accompagnano la vita dell’individuo in tutto il suo compimento e segnano la dimensione quotidiana e festiva della comunità, sono perciò decisive per il formarsi della personalità, della mentalità, dei sentimenti delle persone. Le confraternite influenzano e segnano il senso di appartenenza delle persone, spesso è anche in gioco un’appartenenza di tipo sociale.
Tra il 1400 (anno di nascita) e il 1900, le confraternite sono riservate a determinati ceti sociali: nobili, ceto medio e artigiani; in questo periodo in alcune località ben definite sono presenti altre confraternite che sorgono in coincidenza dell’affermarsi di nuovi “culti” in territori di nuovo insediamento o di recente ripopolamento.
In molti casi siamo in presenza di aggregazioni religiose a carattere sociale che interessa gruppi ristretti, chiusi, talvolta arroccati nella difesa dei loro interessi. Le Confraternite della Misericordia hanno infatti fin dal loro nascere proventi derivanti da rendite di affitti di case, botteghe, terreni; sono cosi in grado di condizionare gran parte dell’economia cittadina.
Attraverso processioni “barocche” e altre funzioni religiose, spesso ostentate i “confratelli” si mostrano e si identificano.
La confraternita diventa cosi un fatto “borghese” in un periodo storico in cui i nuovi ceti emergenti individuano nella “ vicinanza” alle strutture ecclesiastiche una delle vie maestre per la loro ascesa economica e politica .
In un certo senso le confraternite sono la rappresentazione religiosa di gruppi di persone e di famiglie, con a capo un élite economica-sociale con “sponde” di riferimento nelle amministrazioni locali e nelle istituzioni religiose e civili esterne, in posizione intermedia ceti produttivi con attività collaterali a quelle dei proprietari, a cui sono spesso legati da parentela, amicizia.
L’organizzazione gerarchica delle confraternite che si viene affermando nel corso dei riti, delle feste, delle processioni, e si articola come una sorta di lobby con una molteplicità di interessi economici evidenti, ma non dichiarati. Assume a volte una logica di impresa e afferma una dinamicità e una mobilità economica e sociale, all’interno della società tradizionale dell’Ottocento e della prima metà del Novecento. Nei grandi centri urbani, le confraternite gestiscono grossi enti assistenziali come gli ospedali e creano banche o “monti” di vario tipo, costituiti sulla base di piccoli capitali ottenuti con offerte degli associati e utilizzati per funerali, messe di suffragio, opere di carità .
II) Riti delle confraternite, sentimento dei luoghi, senso di appartenenza
Naturalmente non vanno sottovalutati il carattere concreto, pratico di natura assistenziale e caritativa di molte confraternite e dei membri ad esse appartenenti.
La vita della confraternita non può essere ridotta ad aspetti parziali, ma va vista nella sua complessità, anche di carattere sociologico, nelle molteplici esigenze che essa esprime. Nella sua dimensione più strettamente religiosa e spirituale, e nei diversi legami, i confratelli mettono in atto un impegno caritativo verso i componenti di una specifica e ben delimitata comunità.
Tale atteggiamento si presta, da un punto di vista etnologico e antropologico, a numerose obiezioni e integrazioni, tuttavia esso ha il merito di segnalare come gli individui di numerose società, assegnino al centro urbano e ai luoghi in cui abitano, lavorano, vivono, un carattere fondante.
L’identità, il sentimento del luogo, il legame con il proprio territorio vengono messi in gioco nel corso delle funzioni, dei rituali, delle feste della confraternita cui si appartiene. Il forte senso di radicamento e il legame con un luogo preciso e delimitato della comunità è il riferimento spaziale ancora negli anni cinquanta. Spesso questo spazio è una chiesa, un campanile, un Calvario , ma anche una confraternita.
La processione costituisce “viaggio e cammino” che afferma forme di auto riconoscimento è insieme di “soste e partenze” guidate dai confratelli, in strade, luoghi e spazi significativi della storia sociale e religiosa della confraternita e della comunità.
è stato notato come le confraternite religiose siano protagoniste di una teoria di peregrinazioni, che si svolgono secondo itinerari rigorosamente codificati, oralmente tramandati, tendenti a una «ricapitolazione progressiva e sistematica dello spazio».
La processione è viaggio che sottolinea e scandisce episodi “storico – sociali” della confraternita e della comunità, ritenuti particolarmente esemplari e fondanti e di “sacralizzazione” degli spazi urbani da parte dei partecipanti al rito.
Non è questa la sede per ricordare la pluralità di funzioni che le feste svolgono nella società tradizionale, basta ricordare come fossero emblematiche dell’aggregazione sociale che riuscivano a realizzare ed esprimere proprio nella complessità degli aspetti religiosi, culturali, economici sopra ricordati .
La festa rappresentava poi l’occasione in cui si ribadivano le distanze sociali, ma anche quella in cui confratelli e le consorelle della stessa confraternita si riconoscevano come persone aventi una stessa appartenenza religiosa, la medesima storia, tradizione, identità.
La convivialità legata alle feste aveva sia implicazioni di tipo realistico (mangiare quello che non era consentito gli altri giorni) sia implicazioni simboliche di ordine liturgico - sacramentale.
Le tradizioni alimentari del periodo festivo assumono, dunque, una duplice valenza “materiale” e “simbolica”. “Mangiare insieme”, “mangiare gli stessi alimenti”, ma anche “digiunare” o “astenersi dagli stessi alimenti” in determinate circostanze e periodi (come quello quaresimale) erano segno di vicinanza e di comunanza .
Non a caso dai riti alimentari della propria confraternita erano, o si sentivano esclusi, gli appartenenti ad altre confraternite. Ancora oggi nei paesi di antichi contrasti tra confraternite la distanza da una determinata festa o da un determinato rito viene, a volte scherzosamente, sottolineata affermando di praticare un regime alimentare non festivo, a base di erbe, di cibi poco apprezzati, leggeri. Essere “dentro” o “fuori” della festa significava, soprattutto, essere partecipi o meno di pratiche alimentari festive ed eccezionali.
III) Il crepuscolo è la fine delle confraternite tradizionali. Una tenue speranza di rinascita
La crisi o la decadenza delle confraternite in epoca moderna viene fatta risalire dagli studiosi del fenomeno alla fine del 1900. Alcuni collegano tale decadenza alle posizioni civili affermate nel periodo post-unitario . In questo stesso periodo, le confraternite di più antica istituzione sono impegnate in molteplici iniziative religiose, sociali, economiche, artistiche e culturali.
Soltanto a partire dalla fine degli anni cinquanta del Novecento le confraternite, in quanto istituzioni strettamente legate all’universo produttivo e culturale agro-pastorale, conoscono lo stesso destino di quel universo.
Il processo di erosione e di disgregazione dell’antico mondo, il crepuscolo e la fine di un mondo, non potevano non travolgere istituzioni che organizzavano e rappresentavano interessi, bisogni, concezioni delle persone di quel mondo, infatti:
- Il grande esodo del secondo dopoguerra;
- La crisi delle tradizionali attività produttive, che travolge non solo i ceti sociali più poveri, ma anche quella borghesia produttiva che aveva individuato nella vita confraternale un luogo di espressione e di affermazione di una nuova mentalità;
- La nascita di nuove forme associative anche nelle comunità più periferiche (basti ricordare il ruolo centrale che giocano i partiti politici, le organizzazioni sindacali, le cooperative di consumo e di produzione - sia “laiche” che cattoliche - le casse rurali, gli istituti assistenziali e previdenziali e, in ambito cattolico, le leghe di artigiani e contadini, l’Azione Cattolica, le cui iniziative entrano spesso in contrasto con l’azione delle confraternite);
- Il boom economico che si verifica a partire dagli anni sessanta in Italia e che interessa anche luoghi più marginali del paese; la nascita della scuola dell’obbligo e una sempre maggiore alfabetizzazione delle popolazioni; i mutamenti che si registrano a livello di mentalità e di tradizioni culturali; l’arrivo delle cultura di massa; sono questi alcuni dei fattori che, combinandosi tra di loro, mettono in discussione l’esistenza stessa delle confraternite o ne modificano profondamente il senso e i modi della loro presenza.
Le antiche organizzazioni di “socializzazione” e di “solidarietà” entrano cosi in una crisi irreversibile, sopratutto nel momento in cui entrano in crisi le strutture economiche e sociali nelle quali erano sorte e avevano sperimentato una loro ragione di essere.
A partire dal 1970, in coincidenza con il culmine della decadenza delle Confraternite della Misericordia, ma anche con situazioni di erosione della vita sociale e comunitaria, vengono promossi ad opera di alcune confraternite convegni, raduni. Sono questi incontri nei quali vengono posti interrogativi sul senso e il ruolo attuali delle confraternite, si avviano rapporti e collegamenti tra confraternite, si affronta il problema di una loro rivitalizzazione.
Tutto ciò avviene in presenza di un mutato atteggiamento della Chiesa, che prima aveva avuto sia localmente sia a livello centrale un rapporto controverso e difficile, talvolta di rifiuto e di ostilità, con tali istituzioni. Una speranza di nuova vitalità può consistere nella riscoperta e rivalutazione della loro vocazione originaria: assistere, accogliere, aiutare, fondare socialità e solidarietà. La dove sono venute meno forme tradizionali di socialità e di assistenza, una ragione di esistere è quello di porsi, con pazienza e con generosità, con passione e con impegno, come nuovi “luoghi pii e di accoglienza”, è quello di misurarsi con un nuovo sentimento dei luoghi, di quello proprio e di quello degli altri, di quello di qui e di quello altrove.
Le Confraternite trovano un nuovo senso, una loro ragione di essere, nella capacità di “rappresentare” gli interessi e i bisogni nuovi delle comunità, trovando la fantasia di dare voce ai nuovi bisognosi e ai nuovi poveri sempre più numerosi. Potranno e saranno gli eredi di una tradizione antica capace di mostrare che una nuova socialità e una nuova solidarietà, legate alla migliore storia e cultura delle Confraternite della Misericordia sono ancora possibili e necessarie.
Conclusioni
Il primo problema, anche quando l’interrogativo viene circoscritto ad un periodo o ad un’area precisa, che s’incontra nello studio del movimento delle Confraternite riguarda la risposta da dare alla domanda: Cosa sono oggi le Confraternite della Misericordia?
Una definizione sia pure sui generis, ma che serve allo scopo, potrebbe essere la seguente: gruppo variamente composto da laici e consacrati, da donne e uomini, associati, con scopi di edificazione religiosa, di solidarietà devota, di impegno liturgico, di pratica penitenziale e caritativa, di socializzazione, di crescita pedagogica e di sostegno reciproco.
Spesso gli storici, per indicare questo tipo di gruppo e di organizzazione hanno preferito ricorrere a circonlocuzioni auliche che mirassero a cogliere l’essenza di tali formazioni, possiamo qui ricordare l’espressione più volte usata, che definisce le confraternite come “raggruppamenti su base religiosa o, almeno, religiosamente motivati, collegati alle dinamiche associative attinenti alla sfera della religiosità”.
Sulla questione terminologica si sono, infatti, incentrati i classici dibattiti relativi al rapporto tra confraternite e corporazioni e alla continuità tra associazionismo antico e associazionismo medievale o, in tempi più recenti, i tentativi volti a individuare elementi comuni alle diverse forme comunitarie e alla loro importanza sociologica.
Le difficoltà di definizioni condivise hanno determinato un carattere proteiforme dell’oggetto studiato. Infatti alcune Confraternite presentano tratti marcatamente religiosi, dato il legame con un ente ecclesiastico, per le principali finalità culturali e per la dipendenza dalle direttive del clero; altre, una fisionomia più laica, perché autonome da enti religiosi, perché composte esclusivamente da laici, o perché esercitanti attività prettamente assistenziali.
Se è difficile, allora, definire le Confraternite come entità generali, ugualmente non è possibile inquadrarle come realtà immutabili nel tempo. Ciò rende necessario un approccio cronologico ed evolutivo al fenomeno, che invita a non trascurare un eventuale problema di falsa continuità, ovvero a tenere conto da un lato del mutamento di funzioni entro il medesimo contenitore “Confraternita”.
è ancora problematico indagare quali bisogni e interessi di volta in volta, a seconda dei tempi e dei luoghi, le confraternite abbiano soddisfatto, infatti il fenomeno delle Confraternite appare in certe realtà più sviluppato e pervasivo, capace di connotare in misura maggiore l’osservanza religiosa e dell’organizzazione della società assumendo cosi un notevole spessore di natura sociologica.
Le realtà “fiorentina” e quella “romagnola”, alla quale appartiene la nostra Confraternita, appaiono ad esempio un unicum, per diffusione, per articolazione, per interesse dei pubblici poteri, e sostanzialmente per abbondanza di documentazione. Infatti molte sono le fonti proficuamente intrecciabili con quelle di produzione delle Confraternite della Misericordia, si pensi ad esempio al catasto fiorentino del 1427 che ha permesso di identificare con grande precisione l’età, la condizione economica, la provenienza familiare dei soci della Misericordia di Firenze.
Ogni singola Confraternita, ogni quadro territoriale, va dunque studiato tenendo un occhio sull’eterogeneità di caratteristiche che ha fatto sì che nel corso del tempo i contorni dell’oggetto osservato variassero, e che secondo il clima storiografico si favorissero alcune problematiche e individuasse nuove chiavi interpretative. La definizione della loro fisionomia ha inoltre risentito delle misure poi adottate delle autorità pubbliche e da quelle ecclesiastiche accompagnate da un processo di clericalizzazione dei riti comunitari cui le confraternite, luogo privilegiato della socialità religiosa laicale, che sono per tanto tempo sfuggite.
A partire dagli anni del dopoguerra diventa sempre più netta la divaricazione tra confraternite religiose e i soggetti dedicati alla giurisdizione pubblica in materia assistenziale. Si consolida quindi una rinnovata pubblicistica nei confronti delle Confraternite e accanto alle numerosissime pubblicazioni locali, di cui è davvero difficile dare conto, si susseguirono studi sulle fonti e gli Statuti. L’opera di Gennaro Maria Monti, studioso anche delle corporazioni, apprezzabile soprattutto per lo sforzo di abbracciare in un quadro unitario l’intera penisola e le varie sfaccettature – giuridiche, civili, religiose, letterarie e artistiche – del fenomeno, è ancora oggi lo studio e il punto di riferimento fondamentale per quanti intendano approfondire queste tematiche.
è dagli anni trenta e quaranta che il ventaglio delle problematiche si amplia in maniera consistente, andando a comprendere la condizione giuridica degli istituti confraternali e la presa di coscienza del “posto e del ruolo” dei laici all’interno della Chiesa e nelle vicende della storia Confraternali. Per giungere poi a metà anni sessanta alla sua definitiva consacrazione con il Concilio Vaticano II, che, non a caso prima e dopo il quale, si sia avuta una grande svolta per tali studi.
Poco prima infatti era maturato l’interesse per le nuove forme di indigenza, e acquistò cosi significato il linguaggio storico, economico e sociologico nelle ricerche del periodo medioevale che diede i suoi frutti storiografici con gli studi sulla storia dei poveri e della povertà, dell’emarginazione, dell’assistenza e della carità, con la funzione assistenziale svolta dalle confraternite.
Importanti, per gli studi in merito, sono il richiamo di Gabriele de Rosa ad una storia delle confraternite debitamente storicizzata, e la raccomandazione di indirizzare le sensibilità non solo verso gli elementi della devozione e della religione vissuta, ma anche verso lo studio del rapporto dialettico tra potere e pratica religiosa. Il segno impresso da tutti questi stimoli nel campo della storia e della sociologia religiosa, è stato notevole.
In occasione della ricorrenza di un anniversario davvero speciale per la storia delle Confraternite, ovvero il settimo centenario della nascita del Movimento dei Disciplinati, presero coro numerose iniziative. A Perugia vennero, infatti, organizzati due importanti convegni e fu fondato un centro di studi. In occasione dei convegni perugini si formulò l’auspicio che fossero pubblicati tutti gli Statuti delle confraternite della disciplina, da sottoporre comunque sempre ad un severo vaglio critico. In quella sede il professor Giuseppe Alberigo diede vita ad un’importante discussione tesa a verificare quale fosse stato il momento di inserimento il tema del “laicato” nella problematica Ecclesiologica della chiesa medievale.
Questo diede poi il via ad una serie di edizioni di testi, alcune relative a singole confraternita, altre legate a progetti più ambiziosi che portarono alla pubblicazione di raccolte statutarie per località, onde confrontare specificità e parentele. Contestualmente alla rivalutazione del laicato nella Storia della chiesa, nel medesimo periodo la storiografa acquisì nuove prospettive di indagine, mutuate soprattutto dalle discipline sociali e dall’emergere di nuovi interessi intellettuali collegati con le problematiche della povertà e dell’emarginazione sociale in rapporto al ruolo dello stato. Di conseguenza gli anni ottanta rappresentano un momento importante, fatto di definizione di metodi e problemi emersi nella stagione precedente, di riflessione sui primi risultati, di proposte di nuove piste di ricerca, di avvio di nuove indagini. In svariate occasioni congressuali si discusse di “disciplinati” e di Confraternite della misericordia nel loro insieme, di modalità di diffusione e ricezione fra i laici dei messaggi religiosi e sulle prassi associative del laicato devoto. In Italia studiosi, ai quali ancora oggi è dovuta buona parte della ricerca sulle confraternite, lavorarono assiduamente per superare schematizzazioni e classificazioni.
Il tutto alla luce tanto del contesto ecclesiale, spirituale e teologico, culturale, politico, sociale ed economico, approfondendo cosi lo stretto rapporto tra confraternita e ambiente sociale e territoriale, arrivando cosi a fornire una ricca messe di dati, cronologici, geografici, demografici e quantitativi. Emergono così indicazioni e si esaminano materiali per nuove ricostruzioni di quadri di insieme, anche se negli ultimi decenni del 1900, non si sono avuti progressi consistenti delle ricerche di storia politico-sociale ma anche di sociologia religiosa.
Si registra poi un ritorno a impostazioni nelle quali il contesto privilegiato di inserimento di queste organizzazioni e delle loro fonti è testimoniato dall’utilizzo dei libri contabili Misericordia, di catasti cittadini, di estimi ecclesiastici per disegnare mappature degli orientamenti spirituali e delle scelte devozionali dei singoli e non solo per documentare i sistemi della gestione economico-patrimoniale delle istituzioni caritative.
Gli stessi termini della dialettica penitenza-carità, all’interno della quale si collocava l’indirizzo impresso dalla loro attività, sono stati ripresi in considerazione: in alcune aree, come a Firenze e nella Romagna. Si è cosi costatato il predominio dell’elemento penitenziale, data l’atmosfera di rinnovato fervore religioso, mentre in altre sono emerse le priorità dell’elemento caritativo, sulla scia delle esigenze assistenziali che portarono alla riforma ospedaliera quattrocentesca.
Si è inoltre dato nuovo spazio alla questione del rapporto vescovi - confraternite, in precedenza poco studiato anche perché solo nel Quattrocento si fece davvero significativo, con l’inserimento delle
confraternite nella nuova politica pastorale vescovile che le scelse quali tramiti di diffusione di istanze riformatrici. Ricordo qui, a tale proposito, anche per esperienza personale, che il 27 Novembre d’ogni anno, nella chiesina dell’ex ospedale di Castel Bolognese il Vescovo della Diocesi di Imola, sua eccellenza Tommaso Ghirelli, celebra la S. Messa in ricordo della Medaglia Miracolosa e a suffragio di tutti i defunti delle Opere Pie e della Misericordia.
Ai giorni nostri l’interesse per questi studi sembra non conoscere flessioni, anche se spiace costatare come rimanga troppo spesso estraneo, alla considerazione di molti studiosi, le dinamiche complesse ovvero quelle interne alla vita dei singoli sodalizi.
Cresce difatti la volontà di conoscere l’identità dei fedeli, che vengono delineati nelle loro scelte personali, inseriti nelle strategie familiari e di ceto, esplorati nella loro appartenenza di genere, e le ricerche fortunatamente continuano seguendo, più o meno consapevolmente, un suggerimento molto pragmatico: “I contributi più utili sono quelli che trattano a fondo una sola o un gruppo molto omogeneo di confraternite”. E così, sia pure faticosamente, si trovano opuscoli contenenti storie di Confraternite di Misericordia di singoli centri, soprattutto urbani, e pubblicazioni di fonti, tra cui spiccano gli Statuti, ma anche libri matricole, libri contabili, elenchi di libri e raccolte testamentarie.
Oggi anche la rendicontazione della quantità di kilometri percorsi per e da strutture assistenziali e ospedaliere con i mezzi della Confraternita, che trasportano cittadini altrimenti in difficoltà, rappresenta un valido materiale d’analisi. Si segnalano infine piccoli studi che si dimostrano come nuovi spazi di socializzazione ricreativa, sopratutto per gli anziani, serva come mantenimento non solo delle funzioni vitali ma anche di una spiritualità semplice e quotidiana,
L’influsso di sensibilità contemporanee, a cui anche questo piccolo lavoro vorrebbe concorrere permetterà come mi auguro di mettere in risalto situazioni a volte trascurate ma non per questo meno importanti soprattutto nella realtà odierna in cui aumenta sempre più il bisogno di organizzazioni legate ad una presenza assistenziale e caritativa efficace, soprattutto a fronte della crisi economica e dello “stato sociale” centralizzato.
Bibliografa minima
Nella storia delle Confraternite della Misericordia le ricerche di carattere storico - giuridico non sono oggetto di pubblicazione, ancora meno quelle di carattere sociologico. Rimangono pertanto ancora inesplorate questioni cruciali di queste organizzazioni a forte valenza religiosa. Recentemente si è tornati a riflettere sugli statuti delle confraternite medievali, privilegiando la loro caratteristica sia di testo normativo, sia sulla posizione e il carattere organizzativo, all’interno delle fonti medioevali ma anche di epoca moderna, che potranno avere rifessi positivi per colmare queste lacune.
M. GAZZINI, [Edito a stampa in Marina Gazzini, Confraternite e società cittadina nel medioevo italiano, Bologna 2006, pp. 3-57. © Marina Gazzini. Distribuito in formato digitale da Itinerari Medievali]
G. ALBERIGO, Contributo alla storia delle confraternite dei disciplinati e della spiritualità laicale nei secoli XV e XVI, in I1 movimento dei Disciplinati nel settimo centenario dal suo inizio.
G. DE ROSA, Introduzione alla ricerca storica sociale e religiosa, in Fonti e problemi metodologici della storia sociale e religiosa.
D. BORNSTEIN, Corporazioni spirituali: proprietà delle confraternite e pietà dei laici, in «Ricerche di storia sociale e religiosa», 48 (1995).
Stampa: Tipolitografa Castello - Novembre 2011 |